Spesso nelle palestre tradizionali molte persone si allenano con una cintura da sollevamento pesi.
Osservando con attenzione però spesso si nota un uso “sbagliato” di questo attrezzo perché utilizzato come sicurezza psicologica da molti soggetti, in particolare da persone che hanno familiarità con dolore alla schiena.
In realtà la cintura non è uno strumento per neofiti e tanto meno può essere intesa come un tutore per evitare infortuni.
La sua reale funzione è di aumentare la pressione del diaframma sui visceri, generando così un corsetto ancora più solido per la propria performance (detta anche forma a botte). Grazie alla cintura si riduce l’instabilità nella zona lombare e si riesce a trasferire maggiormente agli arti inferiori il lavoro svolto in flessione ed estensione d’anca.
Quindi, se si conoscono bene le manovre respiratorie per fissare il corsetto addominale e si possiede un’attenta tecnica esecutiva, la cintura può divenire un’alleata preziosa per tutti coloro che ricercano un carico importante nel proprio allenamento.
Ma ricordatevi che se usata impropriamente può diventare persino limitante a livello funzionale, causare indebolimento muscolare e aumentare le possibilità di un infortunio a lungo termine. In particolare le donne dovrebbero prestare massima attenzione nell’utilizzo della cintura per evitare di sovraccaricare il pavimento pelvico.

Sfatiamo un mito.
A tutti è capitato di sentire qualche rumore provenire dalla schiena e dal collo eseguendo determinati movimenti. E per molti far scrocchiare le dita delle mani o altre articolazioni è quasi un vizio o un tic nervoso.
In realtà il caratteristico suono prodotto dallo scrocchio delle dita è provocato da un fenomeno fisico noto come “tribonucleazione”. È definito come il processo per il quale si formano bolle di gas a causa di una repentina separazione di due superfici solide immerse in un liquido in cui sono disciolti dei gas.
Nel caso delle articolazioni le due superfici solide sono rappresentate dalle due estremità ossee, separate dal liquido sinoviale all’interno della cavità articolare. Nonostante la credenza che scrocchiare le dita possa portare a danni articolari e artrosi, recenti studi non hanno trovato alcuna correlazione tra lo scrocchio e l’insorgenza di artriti o di danni alle articolazioni.
Anzi, un esperimento dimostra il contrario: il dott. Donald Unger, medico vincitore del premio Ig Nobel nel 2009 (onorificenza assegnata annualmente a ricercatori autori di ricerche “strane, divertenti e perfino assurde”) sostiene di aver scrocchiato le nocche della sua mano sinistra per sessant’anni, senza però scrocchiare le dita della mano destra. Mettendo poi a confronto le due mani ha verificato che nessuna delle due aveva sviluppato artrosi o altri problemi.


- In fase concentrica tutti i muscoli delle gambe vengono coinvolti, con maggiore enfasi verso quelli della catena posteriore e dei muscoli responsabili dell’extra rotazione;
- Anche i muscoli del core hanno un ruolo fondamentale in questa alzata, poiché hanno funzione di stabilità e gestione del tronco;
- Non ultimi, sono coinvolti gli erettori spinali, ma anche il trapezio e i muscoli delle braccia impiegati nella gestione della presa sul bilanciere.


- Perché quello specifico angolo è determinato da una leva sfavorevole per il soggetto
- Potrebbe esserci una carenza di uno o più muscoli della catena interessata nel gesto in questione, che limitano quindi l’espressione di forza di tutta la catena in quel dato angolo.
- Non meno importante delle due cause precedenti, è il non aver consolidato la competenza tecnica dell’esercizio. È fondamentale, soprattutto nei grandi esercizi fondamentali (Squat, Deadlift, Bench Press, Military Press, pull/chin up), sviluppare una buona base tecnica del gesto specifico.

È un approccio che abbiamo deciso di seguire fin dal primo giorno per tutelare la meccanica del piede.
- non favoriscono la corretta mobilità delle dita
- limitano la piena movimentazione della caviglia e del calcagno
- accentuano problematiche infiammatorie e strutturali

- Praticare attività fisica durante le ore solari
- Nutrire di luce solare gli ambienti più frequentati, abbassando invece le luci artificiali durante le ore serali
- Utilizzare filtri anti “luci blu” (schermo dello smartphone, pc, tv, …) e ridurre l’utilizzo di questi apparecchi prima di andare a letto
- Dormire su un materasso e un cuscino bassi per favorire una corretta azione del sistema endocrino.